Questa Collina, custodisce importanti storie di Uomini e fatti e, documenti di eccezionale interesse storico. Quassù hanno lasciato tracce i suoi primi abitatori dell’età del Bronzo, reperti di epoca romana testimoniano insediamenti tra il I e II secolo d.C. Tre centri di culto: S. Grato, S. Bernardo Abate e S. Cristina hanno rappresentato dal medioevo ad oggi la religiosità della popolazione locale.
L’economia principale della collina, fino agli anni ‘60 del secolo scorso era soprattutto basata sulla vendita di legna da ardere e la coltivazione della castagna; a quote basse alcune viti producevano del vino detto “puerporio” perché adatta alle puerpere. La parte bassa della collina era coltivata con una vite chiamata “merlina” che produceva un vino molto nero, impiegato per miscelarlo con altro al fine di renderlo più scuro, nei pressi di questi vigneti scaturiva una sorgente chiamata anch’essa “merlina” dall’acqua molto buona.
Dal 1600, fino agli anni 40 del secolo scorso molto attiva era la coltivazione dei “cocoon” dei bachi da seta, poi venduti a commercianti che a loro volta li rivendevano alle filande locali.
In collina, quasi tutto è rimasto “come prima”, i boschi anche se alcuni malati continuano a vivere appagando coloro che li percorrono nei lunghi sentieri, in passeggiate che si possono fare in tutti i periodi dell’anno, qualche casa è stata ristrutturata, altre in parte sono intatte, purtroppo molte in rovina. Gli abitanti residenti da 350 di metà Ottocento, sono ormai ridotti a poche unità.
Molte le sorgenti d’acqua che rinfrescano i viandanti.
Fonti: “La Collina di Verzuolo Storia di Uomini e Fatti”, Riccardo Baldi, 2014, VI.
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