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Personaggi illustri

Personaggi illustri

GIUSEPPE SICCARDI
Giuseppe Siccardi (Verzuolo, 13 ottobre 1802 – Torino, 29 ottobre 1857) è stato un giurista e politico italiano.
Figlio di Giuseppe Nicola e di Cristina Ramusati, si laureò in giurisprudenza e intraprese la carriera di magistrato. Fatto conte da Carlo Alberto nel 1846, fu consigliere di Corte di cassazione del Regno di Sardegna nel 1847 e trattò invano con lo Stato Pontificio la modifica del Concordato nel 1849: alla fine di quello stesso anno fu nominato senatore e Ministro di grazia e giustizia e affari ecclesiastici, presentando al Parlamento le leggi che portano il suo nome. Si dimise da ministro della Giustizia l'8 febbraio 1851, sostituito il 7 aprile da Giovanni Filippo Galvagno. Il 15 aprile tornò in magistratura come presidente di Cassazione.
Sposato con quattro figli, fu consigliere comunale di Torino dal 1850 alla morte, oltre che cavaliere, poi commendatore e infine, il 28 ottobre 1855, Gran cordone dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. È sepolto nel Cimitero monumentale di Torino.

 

GIUSEPPE DI ROVASENDA
Nato a Verzuolo nel 1824, da una antica casata piemontese, intraprese gli studi di giurisprudenza che lasciò per dedicarsi all’agricoltura e, in particolare, alla viticoltura. Dopo i primi studi sulle varietà di vite, effettuati nella villa di uno zio a Sciolze, nel 1860 iniziò a raccogliere campioni di vitigni piemontesi costruendo un primo campo di collezione presso la sua fattoria di Verzuolo.
Nel tempo incrementò questo primo nucleo di collezione ampelografica aggiungendovi anche le varietà coltivate di origine italiana e, grazie ad una fitta corrispondenza con studiosi, appassionati e scienziati, anche quelle francesi, tedesche e spagnole.
In pochi anni dal piccolo nucleo iniziale di vitigni, Di Rovasenda costituì una raccolta enorme di livello mondiale per mantenere la quale dovette acquistare un ulteriore area in una collinetta vicino a Verzuolo, “La Bicocca”, che divenne ben presto celebre nel mondo viticolo proprio per la collezione ampelografica impiantata.
Nelle intenzioni del Di Rovasenda c’era il progetto di pubblicare tutte le schede delle varietà della collezione consistente, in quel momento, a 3.350 varietà di vite. La prima pubblicazione – estremamente rara e ricercata – uscì nel 1877 con il titolo di Saggio di una Ampelografia Universale (Torino, Loerscher. L’opera è stata ristampata in edizione anastatica nel 2008).
Purtroppo di quest’opera che secondo l’autore avrebbe dovuto essere composta di tre parti contenenti tutti i suoi studi ampelografici fu dato alle stampe solamente il primo volume ma l’impegno e gli studi dello scienziato piemontese trovarono spazio in altre luogo: solo due anni dopo, nel 1879 sempre a Torino, iniziò la pubblicazione dell’Ampelografia italiana, corredata di testo e bellissime tavole litografate a colori a cura del Comitato centrale ampelografico di cui Di Rovasenda era membro dal 1875. Anche quest’opera tuttavia rimase incompleta.
Resta indubbio che il Saggio di ampelografia universale ebbe un notevole successo all’estero e fu accolta con favore dall’ambiente scientifico francese tanto che la traduzione, a cura di Cazalis e Foëx, uscì nel 1881 (la versione in francese è disponibile al seguente link http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k5436711v).
Nel frattempo la collezione ampelografica del Di Rovasenda crebbe ulteriormente raggiungendo le 3.666 varietà ognuna di esse descritta minuziosamente in schede e quaderni. La collezione del Conte era seconda solo a quella del Barone Antonio Mendola di Favara (1828-1908) che raccolse circa 4.000 vitigni nella sua collezione.
Nel 1903, il nobile piemontese, dispose che la sua collezione di vitigni fosse trasportata ad Alba presso la Reale scuola di viticoltura e di Enologia fondata, alcuni anni prima, da un altro protagonista del progresso vitivinicolo italiano della fine del XIX secolo: Domizio Cavazza.
Parte degli studi e delle schede ampelografiche del Di Rovasenda servirono per la descrizione di alcuni vitigni nel Bullettino ampelografico del Ministero dell’Agricoltura ma gran parte di esse sono, ancora inedite, nelle sua carte che, insieme all’archivio, alla corrispondenza, sono conservate dal 1965 all’Istituto di coltivazioni arboree dell’Università di Torino.
A completare la figura di questo scienziato vale la pena ricordare la sua passione per l’alpinismo che lo portò, il 26 agosto 1863 con il fratello Luigi, a raggiungere la vetta al Monviso, a soli 14 giorni di distanza dalla prima spedizione italiana guidata da Quintino Sella.
Di Rovasenda morì a Verzuolo il 7 dicembre 1913.


LUIGI BURGO
Pietro Benedetto Luigi Burgo (San Saturnino, 31 marzo 1876 – Torino, 8 marzo 1964) è stato un ingegnere elettrotecnico e industriale italiano.
Studiò presso l'istituto tecnico di Chiavari e terminato questo ciclo di studi, come desiderio del padre, si trasferì a Genova dove iniziò gli studi per diventare ingegnere edile. A Genova conobbe la Compagnia Thury che produceva macchinari e attrezzature per la trasmissione della forza idroelettrica ed elettrica e lasciò il campo dell'edilizia per dedicarsi alla nuova scienza elettrica.
Lavorò e studiò per circa un triennio per la Compagnia Thury, fu inviato a lavorare nelle città di Ginevra e Zurigo. Successivamente si trasferì a Londra e acquisì, presso l'università di Londra, il titolo di ingegnere elettrotecnico con il voto di 96/100. Abilitato all'esercizio della professione di ingegnere elettrotecnico ritornò a Genova dove fondò, insieme ad amici quali Giuseppe Alimonda e A. Vigliano, la "Società per imprese elettriche Alimonda-Burgo & C". Nel 1902 a Verzuolo costruì una centrale elettrica.
Il 21 giugno 1905 creò la “Cartiera di Verzuolo Ing.L. Burgo & C.” e fornì i quotidiani La Stampa e La Gazzetta del Popolo di Torino. Nel 1921, durante il governo Nitti, venne insignito della Croce di cavaliere del lavoro, onorificenza concessa dall'esecutivo. Nello stesso anno aprì a Pöls (Austria) uno stabilimento per la produzione di cellulosa chiamato "Pölser Zellulose und Papierfabrik". Il 27 settembre 1922 inaugurò la centrale idroelettrica di Calcinere in provincia di Cuneo, creando la società “Idroelettrica Monviso”.
La crisi economica mondiale del 1929 colpì anche le imprese Burgo, specialmente quella dedica alla produzione di carta. I prezzi della carta da giornale si abbassarono e l'azienda Burgo visse un momento di forte crisi che le impedì di consegnare agli azionisti la parte di profitto dovuta. Il 9 agosto 1939 sotto proposta del prefetto di Cuneo e dell'istituto per la ricostruzione industriale viene nominato senatore. Durante la seconda guerra mondiale, il senatore Burgo si estraniò dalla vita politica, ma durante la Repubblica sociale italiana venne arrestato con l'accusa di aver complottato contro il regime fascista insieme ad Ugo Cavallero prima ancora del 25 luglio 1943.


CESARE SEGRE
Nato a Verzuolo il 4 aprile 1928, laureato a Torino (1950), libero docente di Filologia romanza (1954), professore incaricato di Filologia romanza nelle università di Trieste (1954-1956) e Pavia (1956-1959), è stato professore ordinario di Filologia Romanza nell’Università di Pavia dal 1960. È stato Visiting Professor nelle Università di Manchester, Rio de Janeiro, México (UNAM); Fellow of the Council of the Humanities nella Princeton University.
Dottore honoris causa nelle università di Chicago, Ginevra, Torino e Granada. È stato presidente, ed è ora presidente onorario, della International Association for Semiotic Studies e della Société Rencesvals pour l’Etude de l’Epopée Romane.
Socio nazionale dell’Accademia dei Lincei, dell’Accademia della Crusca e dell’Accademia delle Scienze di Torino; socio corrispondente dell’Istituto Lombardo di Scienze e Lettere; socio della Commissione per i Testi di Lingua di Bologna, dell’Arcadia, dell’Académie Royale de Belgique, della R. Academia de Buenas Letras di Barcellona, dell’Institute of Romance Studies di Londra, dell’European Medieval Academy.
Ha condiretto le riviste «Strumenti critici», «Medioevo Romanzo», «Autografo», ed è stato nel comitato direttivo di «Romance Philology», «Poetics Today», «Italian Quarterly», «Assaph», «Il Confronto letterario», «La parola del testo», «Diverse lingue», «Testo a fronte», ecc.
Ha fatto parte del Comité de publication dei «Classiques Français du Moyen Age». Ha diretto la «Nuova Raccolta di Classici Italiani Annotati» (Einaudi) e i «Classici Italiani commentati» (Edizioni scolastiche Bruno Mondadori).
Ha vinto il Premio Calabria 1985, il premio Juan Carlos I dell’Ambasciata di Spagna per il migliore articolo del 1990 sulla Spagna, il Premio Tevere 1990, il Premio Feltrinelli 1992 per la filologia, il Premio Città di S. Salvatore Monferrato per la saggistica 1999. Il professor Segre è morto a Milano il 16 marzo 2014.

Estratto dall’intervista al prof. Segre tenutasi a Verzuolo il 23 aprile 2004
(DANIELE TRUCCO, Cesare Segre, filologo per sempre, in «Cuneo Provincia Granda», Anno LI, n. 3, 2004, pp. 51-55)
Può dirci qualche cosa del suo periodo verzuolese?
"Ho solo vissuto tre anni a Verzuolo ma ricordo ancora molto bene il cortile di via Muletti nel quale giocavo con i miei amichetti, figli come me di giovani impiegati delle Cartiere Burgo. Mio padre infatti, la cui famiglia era di Saluzzo, non solo era stato uno dei primi a essere chiamati a lavorare negli uffici delle cartiere, ma aveva anche un legame di amicizia con l’ingegnere. Burgo infatti si occupò spesso di lui, affinché potesse continuare a lavorare nonostante i divieti del regime: creò addirittura un’azienda fantasma in cui mio padre poteva lavorare anche se risultava ufficialmente dimesso, come le leggi avevano stabilito.
Quando gli uffici della Burgo furono spostati a Torino, prima in piazza San Carlo e poi in piazza Solferino, mio padre fu costretto a trasferirsi: ecco perché ho vissuto solo tre anni a Verzuolo. Successivamente, nel 1949, dovemmo nuovamente traslocare in quanto mio padre ebbe un dissenso con la direzione delle cartiere la quale, mantenendo fede al detto latino Promoveatur ut amoveatur, lo promosse con l’incarico di direttore della filiale di Milano. Da allora abitiamo a Milano, città sempre meno amabile ma ormai difficile da abbandonare."