In concomitanza con le celebrazioni dei 700 anni dalla morte del "sommo Poeta" l’assessorato alla Cultura del Comune di Verzuolo in collaborazione con l’Associazione Culturale Verzuolese (ACV) e l’associazione Librarsi APS ha dato il vita ad una serie di iniziative - concretizzatesi nei primi mesi del 2021 - con lo scopo di valorizzare i frammenti dell’antico Codice Dantesco risalente al 1350, conservati nell’Archivio Storico comunale.E' possibile visionare il fac-simile delle preziose pergamene del Codice dantesco, da poco restaurate, all'interno dello stesso edificio comunale (temporaneamente spostata presso la Sala di piazza Schiffer a Villanovetta) nell'ambito della mostra permanente "Sulle tracce di Dante".
Le origini del codice
A scoprire il codice fu probabilmente Agostino Savio, farmacista verzuolese, che durante alcune ricerche storiche nell’Archivio Comunale scoprì il valore del foglio che avvolgeva il volume degli ordinari del 1603. Il primo a scrivere sull’esistenza di questi frammenti di Codice Dantesco fu invece, nel 1898, Ferdinando Gabotto che cita la presenza nell’Archivio Comunale verzuolese di due frammenti di un codice della Commedia del secolo XIV. Uno di questi frammenti costituisce il foglio di guardia (membranaceo) del volume degli Ordinati del 1603, e comprende quattro pagine, ciascuna su due colonne; l’altro serve da dorsale allo stesso volume.
Un secondo ritrovamento, attestato verso il 1942 e documentato da Giovanni Fissore, aumenta il numero delle pagine di due fogli usati come copertina del libro dei conti sempre del 1603. Secondo quanto emerge il Codice (in tutto 12 pagine del Purgatorio) doveva essere assai elegante, sia per le iniziali presenti in ogni pagina, sia per la nitidezza del carattere e la finezza della membrana. Gli studi filologici fino ad ora compiuti a proposito del Codice verzuolese (gli ultimi ad opera di Adriana Muncinelli e Paolo Pezzono) gli attribuiscono come datazione l’epoca intorno al 1350 (Dante morì nel 1321) e come autore un "copista dell’Italia nord-orientale che abbia sott’occhio un esemplare dell’Italia media". Non si tratterebbe dunque certamente di un testo scritto in Piemonte: tuttavia ad oggi il mistero di come tali frammenti siano arrivati in un paesino del sud Piemonte è ancora un mistero.
Alcuni studiosi legano i frammenti verzuolesi a Lagnasco, nella seconda metà del Quattrocentro, importante polo culturale grazie alla presenza di Stefano Talice, grande studioso e amante del Poeta. Alcuni storici sono convinti che in quell’epoca, proprio a Lagnasco si tenessero delle letture pubbliche della Commedia e che il pubblico giungesse da tutto il Marchesato di Saluzzo. Si potrebbe quindi pensare che il Codice verzuolese sia giunto dal paese vicino e che facesse parte della biblioteca stessa del Talice.
Altri studiosi ipotizzano anche che la Commedia potesse essere arrivata nella biblioteca del Castello di Verzuolo (allora facente parte del florido Marchesato di Saluzzo) dalla Francia oppure che la copia fu scritta da uno degli ordini religiosi (domenicani o cappuccini) presenti a quell’epoca in paese.
Se è vero quindi che nei paesi del territorio del Marchesato di Saluzzo la popolazione viveva prettamente di agricoltura e l’analfabetismo raggiungeva livelli altissimi, è anche vero che nelle piccole corti dei castelli di Verzuolo, Manta, Lagnasco, Costigliole e molti altri, la vita culturale e intellettuale era coltivata con cura e attenzione.
Il primo a scrivere sull'esistenza di questi frammenti di codice dantesco fu, nel 1898, Ferdinando Gabotto che, nell'ambito di un discorso pi&...
Al piano ammezzato del Comune (temporaneamente spostata presso la Sala di piazza Schiffer a Villanovetta) si trova la mostra permanente dei Framm...