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Cappella di S. Bernardo (Chiamina)

Cappella di S. Bernardo (Chiamina)

ORIGINE DEL NOME DELLA REGIONE

Non esistono fonti certe in grado di spiegare l’origine del nome, se non un toponimo che indica una cascina Ciamina nei pressi del Varaita, oggi scomparsa, forse a causa di una piena del torrente.

Pare, inoltre, che la zona abitata fosse molto più vicina al fiume e, soltanto in seguito ad un disastroso evento alluvionale, le case furono costruite ad una distanza di sicurezza.

 

LA CAPPELLA DI SAN BERNARDO

Se per accostarsi al fonte battesimale, gli abitanti della Chiamina dovevano salire fino all’antica parrocchiale, ai piedi del castello, per molte altre celebrazioni potevano raccogliersi “in sacello S. Bernardi”, la piccola cappella della frazione, già presente all’epoca.

La troviamo, infatti, citata in un documento del 1745: la relazione fatta da Mons. Filippo Porporato, Vescovo di Saluzzo (dal 1741 al 1781), che la visitò con quella di Piasco. Egli scrive che il terreno su cui è fondata la Cappella è proprietà dei marchesi Porporato di Piasco.

Doveva essere un importante feudo, quello dei Porporato, con terre che dal castello di Piasco, si estendevano fino a lambire il territorio verzuolese. In seguito al decreto di Carlo Emanuele IV di Savoia del 29 luglio 1797 che abolisce la feudalità, Paolo Eustachio Porporato diventa l’ultimo feudatario di Piasco.

Estinti i Porporato nel 1838, la successione passa per via femminile ai conti di Biandrate Di San Giorgio il cui casato termina nel 1916. La contessa Lidia di Biandrate sposa Antonio dei Marchesi Raggi di Genova, i quali sono ancora gli attuali proprietari del castello di Piasco.

Allo stesso modo, la cascina e le terre verzuolesi seguono le vicissitudini dinastiche, fino a quando, nel 1976 vengono acquistate dai Monge, da quasi duecento anni mezzadri dei marchesi.

 

Quella di San Bernardo è una semplice cappella campestre, immersa fra canali irrigui e filari di salici – come ci mostra una vecchia fotografia - e priva di campanile, il quale verrà costruito solo negli ultimi decenni del 1900.

In proposito, il parroco di Villanovetta, nel 1873 scrive che “la campana di detta cappella si trova su un piccolo campanile a due soli pilastri sopra un muro della vicina cascina del conte San Giorgio di Piasco”.

Dove ora vi è l’ingresso alla cascina Monge, vi era un sontuoso portale ad arco: alla sua destra, si trovava il piccolo campanile, quasi una cappella, spesso utilizzata anche per il pernottamento dei garzoni.

 

È curiosa la storia di questa cappella che, pur essendo stata costruita nel territorio del Comune e della Parrocchia di Villanovetta, non fu quasi mai officiata dal rispettivo parroco, in quanto gli abitanti della zona appartenevano a Verzuolo.

Al contrario, a prendersi cura delle anime di quel cantone, furono i parroci di Verzuolo: dei Santi Filippo e Giacomo, per secoli unica parrocchia di Verzuolo e, successivamente, Santa Maria della Scala, quando, nel 1829, venne eretta in parrocchia.

Finalmente, nel 1965, Mons. Pietro Perrone - parroco di Villanovetta dal 1910 al 1972 - con l’autorizzazione del Vescovo riuscirà a porre rimedio a questa situazione e la cappella sarà posta sotto la giurisdizione della parrocchia di Santa Maria.

 

Nel 1832 il priore Don Stefano Monge compila un minuzioso inventario dei beni parrocchiali, dal quale risulta che la cappella possedeva l’icona rappresentante la Madonna col bambino, San Bernardo abate e San Mauro.

Quattordici panche, piccole e basse, legate insieme con listelli, supplivano la mancanza di banchi veri e propri. La santa messa era regolarmente provveduta da un cappellano di Verzuolo: un certo Reverendo don Cappellino.

Dalle memorie del successore, Cav. Don Paschetta Guglielmo, priore di Villanovetta dal 1842 al 1895, risulta che la cappella nel 1870 fu ampliata di un terzo in lunghezza e larghezza, e contemporaneamente, provveduta di tribuna.

Durante il ministero del priore Mons. Pietro Perrone, nel 1929 fu chiusa una finestra sulla facciata e, sulla parete ottenuta, fu ritratta la figura di San Bernardo, opera del pittore Fonti. 

Nel 1954 fu la volta dell’altare: ricorrendo l’ottavo centenario della morte di San Bernardo, un elegante altare in marmo bianco venne a sostituire quello in muratura, deterioratosi a causa dell’umidità.

Nel 1965, in occasione del passaggio alla parrocchia di Santa Maria, venne acquistata la statua di San Bernardo, eseguita da Giuseppe Stuflesser di Ortisei. L’anno successivo, venne donata quella di Sant’Antonio abate, realizzata in pino cembro.

Altri numerosi lavori di ristrutturazione e di mantenimento furono eseguiti presso la cappella in tutte le epoche fino ai giorni nostri, non sempre migliorandone l’aspetto esteriore.